Soms a Lodi
Nella seconda metà dell'Ottocento e particolarmente a partire dai primissimi anni Sessanta, si posero anche a Lodi le premesse per il risveglio della vita sociale attraverso l'affermazione del principio e del diritto di associazione che l'Austria, fino a quel momento dominatrice incontrastata del Regno Lombardo-Veneto, aveva limitato e controllato per più di quarant'anni. Associazionismo che, se si esclude qualche embrione di società di tipo mutualistico rappresentato dalle confraternite dei Sarti e sarte, dei Calzolai e dei Parrucchieri (che nel 1859 contavano rispettivamente 89, 62 e 41 associati), era risultato praticamente assente per tutto il periodo della Provincia di Lodi e Crema (1816-1859).
Condizioni estreme di lavoro e situazioni di igiene ai limiti della sopravvivenza caratterizzavano la vita dei lavoratori lodigiani dell'epoca. Una situazione che si distingueva anche per la provvisorietà e la mancanza di previdenza che in caso di malattia portava, come inevitabile conseguenza, alla povertà. La precarietà del lavoro era infatti direttamente proporzionale alle ore (quasi sempre 11 o 12) ed alle condizioni di estremo disagio che una vasta fascia della popolazione doveva accettare per vivere e non ridursi alla più totale indigenza.
Il primo tentativo organico di realizzare il miglioramento delle condizioni di vita della massa lavoratrice venne compiuto dalla borghesia liberale, sia moderata che progressista repubblicana, che individuava nelle Società di Mutuo Soccorso uno strumento importante per l'elevazione economica e morale delle classi subalterne.
Le prime associazioni, infatti, non si presentavano come organizzazioni autonome degli operai, ma come strumenti di filantropia e paternalismo secondo l'ideologia dei ceti dirigenti, in sostanza nascevano dall'esigenza di garantire una sussistenza ed una prevenzione non ancora istituzionalizzata. Le società curavano soprattutto l'attività assistenziale, d'istruzione e di studio degli strumenti di miglioramento delle disumane condizioni dei lavoratori da ottenere in accordo con gli altri ceti sociali.
Anche il generale dei bersaglieri Saverio Griffini, prima medaglia d'oro del Risorgimento italiano, dichiarò di esser fiero di appartenere al sodalizio lodigiano di mutuo soccorso e donò la sua effige con una dedica alla Società generale operaia così scrivendo di suo pugno: "In segno di stima, affezione e gratitudine".
Escludendo la lotta di classe dalle proprie funzioni il mutuo soccorso costituì, nella storia del movimento operaio, il primo embrionale strumento di tentato autogoverno dei lavoratori.
Nel febbraio del 1860 il nobile Maurizio Ghisalberti, recatosi in Municipio, comunicò il Regolamento dell'Associazione generale degli operai di Milano, affidatagli da quella istituzione perché fosse diffuso a Lodi ed in altre città. Presenti oltre al sindaco [Paolo Trovati] gli assessori Tiziano Zalli (foto a lato) ed Antonio Scotti, i quali, udita la comunicazione, accolsero la proposta col massimo favore e si posero immediatamente al lavoro. In data 22 febbraio 1860, l'avvocato Scotti illustrò il concetto della libera associazione di mutuo soccorso, facendo appello ai cittadini di buona volontà perché si associassero all'impresa.
Fu istituita una Commissione provvisoria composta da Paolo Trovati, Maurizio Ghisalberti, Gaetano Pirovano (che sarà il primo presidente dell'associazione), Francesco Gandini, Giuseppe Peralta, Tiziano Zalli ed Antonio Scotti, venne compilato uno statuto e con avviso del 30 marzo dello stesso 1860 furono invitati gli operai ad un'adunanza generale, nella quale vennero eletti i rappresentanti di ogni arte e mestiere per discutere ed approvare lo Statuto stesso.
La spedizione in Sicilia del generale Giuseppe Garibaldi (che coinvolse anche alcuni dei promotori) deviò momentaneamente l'attenzione del pubblico; si ebbe quindi un poco di pausa nel progetto di costituzione della Società generale operaia di mutuo soccorso di Lodi. Sul finire dell'anno si tornò alacremente all'opera ed il 10 febbraio del 1861, nella sede del Consiglio di leva di Lodi, si svolse l'assemblea di fondazione che proclamò presidente onorario Giuseppe Garibaldi ed elesse come Presidente effettivo Gaetano Pirovano e vice presidenti Antonio Scotti e Tiziano Zalli.
[Angelo Stroppa]
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