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Il piumettin di tre colori

IlPiumettinDiTreColoriIl titolo del libro riecheggia il nome di uno "strambotto", inedito, pubblicato dalla "Gazzetta della Provincia di Lodi e Crema" nella primavera del 1848; le parole "cantate a squarciagola dai volontari in partenza per la guerra rivoluzionaria" ricordano la nascita dei colori della bandiera italiana: il verde, il bianco ed il rosso.
Inserito nella preziosa collana del "Quaderni di Studi Lodigiani", edita dalla locale Società storica, il volume di Angelo Stroppa ripercorre tutte le tappe del Risorgimento del nostro territorio: a partire dagli avvenimenti della primavera del 1848 fino a Roma capitale ed oltre, includendo e documentando anche la partecipazione dei garibaldini lodigiani alla campagna di Francia; il tutto arricchito da una preziosa serie di atti e documenti (quasi tutti inediti) che attengono specificatamente alla nostra storia locale.
Si tratta infatti di una pluralità di memorie che si snodano nell'arco di oltre un ventennio, scritte da tanti lodigiani che svolsero ruoli, più o meno rilevanti, nel processo che porterà alla nascita dell'Italia unita ed oltre.
Da una lettura incrociata delle varie fonti disponibili e attraverso un paziente lavoro di ricerca, effettuata in un ragguardevole numero di archivi lodigiani e lombardi, "ritornano finalmente alla luce numerose storie pubbliche e private, fino ad oggi forse ingiustamente dimenticate": il volume raccoglie così i testi provenienti dai diari, dalle lettere, dagli articoli dei giornali, da vari documenti e dagli scritti -- proposti in prima persona o sotto la forma di intervista -- dei protagonisti di un'epoca travolta dalle grandi e molteplici passioni.
E' fuor di dubbio -- sostiene Angelo Stroppa -- che "la società italiana di ogni ceto abbia sentito nel proprio animo l'ansia dell'unità e dell'indipendenza patria"; tuttavia questa sensibilità "presentava aspetti ben differenti a seconda delle condizioni religiose, culturali ed economiche che avevano contribuito a costituire una personalità, un ambiente, un movimento rivoluzionario, una corrente politica ed anche soltanto il "temperamento popolare" di un determinato territorio. E' certo che una gran massa di persone fra le classi subalterne -- i molti contadini delle campagne lodigiane uniti ai pochi operai della città -- non aveva la facoltà di presentarsi il problema nella sua viva capacità ed urgenza: subiva la divulgazione delle idee (anche attraverso la diffusione della stampa locale, ampiamente ricordata nelle numerose pagine del libro) e le conseguenze rivoluzionarie o reazionarie con animo indifferente, scettico e talvolta irritato (soprattutto nei confronti della leva obbligatoria); preferiva la continuità serena della vita normale anziché coltivare una speranza che il calcolo "di un modesto e limitato intelletto non poteva presentare come facilmente e prossimamente realizzabile".
Molti degli autori delle memorie ebbero modo di combattere la loro battaglia con le armi convenzionali altri lo fecero con la penna e il calamaio ma tutti con la piena consapevolezza di vivere una grande stagione di libertà.

 

Una lunga serie di ricordi tratti dagli scritti di Giovanni Agnelli, Onorato Barbetta, Dionigi Biancardi, Emilio Bignami, Enrico Bignami, Gaetano Benaglio, Angelo Maria Bodio, Luigi Cingia, Vincenzo Colombo, Genebardo Crociolani, Michelangelo Dossena, Alessandro Fe, Carlo Gattoni, Innocente Gobio, Paolo Gorini, Francesco Grecchi, Natale Griffini, Giuseppe Monico, Alberico Pasini, Arrigo Pigna, Salvatore Premoli, Felice Ray, Annibale Riboni, Giuseppe Rossi, Francesco Rozza, Antonio Scotti, Bassano Sommariva, Feliciano Terzi, Bartolomeo Vanazzi, Vincenzo Vanazzi, Giovanni Vigentini, Angelo Volontieri, Enrico Wilmant, Tiziano Zalli e Giovanni Maria Zanoncelli a cui si accompagnano quelli dell'unica donna, Carlotta Ferrari, ed una serie di autori anonimi: un cronista, un operaio, uno studente e due soldati.
Una storia che attraversa più di quattro lustri e che, a partire da Lodi, si irradia in tutto il territorio lodigiano: da nord a sud e da ovest ad est coinvolgendo grandi e piccoli comuni come Brembio, Casalmaiocco (l'antica Cologno), Casalpusterlengo, Castelnuovo, Codogno, Orio Litta, Ospedaletto, Lodivecchio, Maleo, Sant'Angelo, San Colombano, Terranova dei Passerini, Zelo ed altri ancora che si sono trovati, spesso loro malgrado, al centro degli avvenimenti storici del Risorgimento locale.

 

Il libro, composto da più di 300 pagine, raccoglie ben 52 episodi che, attraverso l'analisi di documenti, alcuni dei quali assolutamente inediti, ci restituiscono la visione di una società lodigiana in movimento, desiderosa di vivere con pienezza la grande "stagione delle nuove libertà" anche se non ancora completamente libera dalle "vecchie ritualità ed abitudini dell'ancien régime".


La grande avventura di tanti giovani ricchi d'entusiasmo che vollero fare l'Italia a tutti i costi.


La Prefazione è di Ferruccio Pallavera mentre l'elaborazione e la realizzazione delle immagini fotografiche sono di Pasqualino Borella. Anche l'apparato iconografico composto da oltre 50 fotografie coeve, alcune completamente sconosciute (comprese quella di Innocente Gobio, il barnabita che confessò Carlo Alberto; di Enrico Wilmant, l'editore-direttore del primo giornale libero di Lodi; di Natale Griffini, l'ingegnere di Ospedaletto Lodigiano che collaborò all'espatrio dall'Italia del rivoluzionario Felice Orsini che poi attenterà alla vita di Napoleone III; e di Antonio Scotti uno dei fondatori della Società generale operaia di m. s.) dei lodigiani protagonisti delle vicende militari, politiche e sociali degli avvenimenti narrati segue un percorso lineare e conseguente che lo porta a valorizzare il contenuto dei testi. Particolarmente interessanti sono anche la riproduzione dell'inedito Proclama agli abitanti del Regno Lombardo-veneto del Feldmaresciallo Radetzky (del 1853); del testo del discorso pronunciato dal podestà di Lodi Paolo Trovati all'indirizzo del Vittorio Emanuele (nel 1859); ma anche e soprattutto della la prima pubblicità elettorale (del candidato del Collegio di Lodi Angelo Brofferio) e del primo certificato per esercitare il diritto di voto alle elezioni politiche del 1861, appartenuto al "neo elettore" Genebardo Crociolani.